Quando la Fede sembra irrealizzabile




Sì, la luna di formaggio non esiste, e un Dio che ci fa curvare quando vogliamo andare dritto nella curva non esiste. Non esiste un Dio supereroe che elimina il dolore e l'ingiustizia, ma tutti, credenti e non, condividiamo la stessa realtà, e subiamo la stessa violenza, sia quella naturale che quella dei nostri simili più prepotenti. Molti soccombono alla malattia, alla guerra. Una tragedia infinita.

L'ateismo è giustificato. Non si deve credere a ciò che non esiste.

L'unica fede razionalmente ammissibile è quella che non è basata su leggende e fantasie, ma su dati storici. Se non certi, perlomeno plausibili.
E qui non mi addentro sulle fonti storiche della nascita del cristianesimo, che hanno una vasta bibliografia ormai alla portata di chiunque.

Quello su cui vorrei soffermarmi è questo ragionamento: se una luna c'è, è quella che è.
Se un Dio c'è, è quello che è, a prescindere dalle proiezioni ed aspirazioni delle persone.

L'annuncio di un Dio che è amore sostanzia il cristianesimo.
La novità del messaggio di Cristo è che la salvezza viene da un tipo di amore che si fa sacrificio estremo di sè per tutti, buoni e cattivi, gratuitamente.

E nessuna fede cristiana ha un senso se non si compie la rivoluzione copernicana di mettere al centro la realtà della vita eterna in Dio, e mettere in secondo piano gli obiettivi a breve sulla vita terrena.

Ne parlavo oggi in un gruppo parrocchiale, a proposito del ruolo della famiglia.
Si discuteva dell'esigenza di vivere ed educare alla sobrietà, nella vita familiare di tutti i giorni. E c'era chi sosteneva che i tempi sono cambiati, e il benessere rende quasi impossibile realizzare l'ideale di sobrietà evangelica tra le mille tentazioni consumistiche. Altri dicevano: mi basta educare i figli al valore delle cose, a valorizzare quello che si compra, e non bruciarlo subito nella corsa all'oggetto migliore.
Io ho detto: la difficoltà nel perseguire la sobrietà dipende dal fatto che dentro di noi non abbiamo ancora rovesciato la prospettiva, e che invece che saziarci della ricerca di Dio, inseguiamo il piacere materiale. Il ruolo della famiglia cristiana sarebbe invece quello di essere la prima Chiesa, la prima comunità dei credenti, abitata da Dio, in cui si cammina insieme per educarci all'amore di Dio. Fatto quello, la sobrietà verrà di conseguenza.
Giustamente mi è stato risposto: bello ma irrealizzabile.
Ho ribattuto: ciò che conta è sapere dove si vuole andare, poi il gap tra quello che vogliamo fare e quello che facciamo lasciamolo alla misericordia di Dio.

Tant'è, questo giudizio di irrealizzabilità mi brucia.
Mi dispiace che in molti cristiani la Fede venga a compromessi con la pratica, riducendo i propri obiettivi a quanto plausibilmente raggiungibile.

Allora Gesù avrebbe sbagliato a darci un comandamento nuovo troppo ambizioso.
Poteva dire: fate quello che potete. Se non riuscite a pregare, scrivete preghiere sulle bandiere e fatele sbattere al vento. Se non riuscite ad astenervi dal giudicare gli altri, almeno non siate molto severi. Se non riuscite ad amare i vostri nemici e a pregare per quanti vi perseguitano, amen. Se non riuscite a perdonare sempre, fatelo solo qualche volta.
Mah!





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