La liturgia del mio matrimonio



E’ facoltà degli sposi scegliere le letture della messa nunziale. Non tutti lo fanno,  e anche quelli che vi provvedono spesso effettuano delle scelte in base alle indicazioni del sacerdote celebrante. Per me la scelta delle letture è stato invece dare un senso alla scelta di tutta una vita, come se il sacramento fosse la cristallizzazione, la sintesi del progetto di Dio per me.  E quindi è stata una scelta ponderata che a distanza di oltre quindici anni rimane per me un riferimento importante per interpretare me stesso e la coppia che ho formato con Gigliola. Mi piace condividerla con tutti, come a gridare al mondo che io in quel matrimonio ci credo, e ci ho giocato la vita.

La prima lettura dal capitolo 26 del Libro del Siracide dice così:
Fortunato quel marito che ha una donna gentile: avrà lunga vita. Una donna di carattere è la gioia di suo marito; egli potrà vivere i suoi giorni pienamente felice. Una buona moglie è un dono straordinario e lo riceve solo chi si affida al Signore: sia ricco o povero, in ogni occasione sarà contento e avrà sempre il volto sorridente e tanta gioia dentro di sé”.

A parte la banalità del fatto che mia moglie è una persona gentile, come possono testimoniare tutti gli amici e conoscenti, e che ha dimostrato sempre carattere nelle prove della vita - e ci sono state molte occasioni di dimostrarlo, purtroppo – devo dire che effettivamente negli anni, e sono già più di 25 che stiamo insieme, la sua presenza mi ha dato un elemento di gioia interiore, che è prevalso ad ogni guaio che abbiamo dovuto affrontare. Per questo il brano della prima lettura mi calza a pennello, e sono contento di averlo selezionato.

Il salmo responsoriale è il numero 17 dei salmi, e dice così:
Signore, saggia il mio cuore, scrutalo nella notte, provami con fuoco, non troverai menzogna. Sulle tue vie mantieni i miei passi e i miei piedi non vacilleranno. Io Ti invoco e Tu, o Dio, mi rispondi. Mostrami i prodigi del Tuo Amore. Custodiscimi come la pupilla dei Tuoi occhi, nascondimi all’ombra delle Tue ali.

Il brano è molto breve, ma io lo sento emotivamente più di tutto il resto.  Il concetto di “saggiare il cuore” mi dà una suggestione di intimità con Dio,  e il fatto di essere scrutato nella notte mi richiama tanti momenti bui che abbiamo dovuto passare e che sicuramente ancora ci aspettano. La notte è la dimensione in cui non si capisce, non si hanno riferimenti, si è persi nell’oscurità. C’è la notte della Fede, c’è la notte dei sentimenti affettivi, c’è il buio di certi momenti tragici in cui sembra di essere all’interno di un tunnel di cui non si intravede la fine. Ed in tutti questi momenti, mi commuove l’immagine di Dio che mi dà attenzione, scrutandomi in silenzio.  Fuoco ne abbiamo affrontato, e ci siamo tenuti come impegno di non avere alcuna menzogna reciproca. Abbiamo cercato di percorrere le Sue vie, e non sempre ci siamo riusciti. Ci sono stati però momenti in cui Dio ci ha chiamato forte, e abbiamo sentito la Sua presenza nella nostra vita, come nei pellegrinaggi alla Casa di Loreto. Ricordo infine tutti i momenti in cui ci siamo sentiti spersi nelle difficoltà, e abbiamo chiesto che Dio ci custodisse all’ombra delle Sue ali.

Il vangelo l’ho scelto dal capitolo 5 di Matteo, ed è una sfida per noi, che speriamo di vincere alla fine della vita:
Siete voi il sale del mondo. Ma se il sale perde il suo sapore, come si potrà ridarglielo? Ormai non serve più a nulla; non resta che buttarlo via, e la gente lo calpesta. Siete voi la luce del mondo. Una città costruita sopra una montagna non può rimanere nascosta. Non si accende una lampada per metterla sotto un secchio, ma piuttosto per metterla in alto, perché faccia luce a tutti quelli che sono in casa. Così deve risplendere la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano il bene che voi fate e ringrazino il Padre vostro che è nei cieli.

Di fronte ad una simile sfida, è difficile sentirsi adeguati. Tuttavia, anche se essere salati e luminosi in ogni circostanza della vita è un compito che supera le capacità umane, con l’aiuto di Dio si possono raggiungere risultati impensati. Ricordo le circostanze in cui non mi sembrava di aver fatto niente di che, e invece ho ricevuto riconoscimenti e solidarietà come se fossi un piccolo ed improbabile eroe. Gente che mi stima oltre ogni ragionevole aspettativa, mentre neanche io sono del tutto conscio del fardello di limiti che mi trascino dietro.

In conclusione, la mia vita mi ha rappresentato - e tutti i giorni mi rappresenta - il dono che ho avuto in mia moglie, il mio bisogno di sentire l’attenzione e la protezione di Dio, e l’imperativo categorico di portare una testimonianza, un contenuto personale in tutti gli ambiti sociali dove Dio mi conduce. E di tutto ciò trovo traccia nella liturgia del matrimonio, come se fosse stata una profezia.

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