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Visualizzazione dei post da giugno, 2014

Obiettivo vacanze

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La vita scorre tra tempi di lavoro e tempi di relax. Le vacanze, le ferie, la pensione, sono tutti momenti agognati come momenti di appagamento per antonomasia. In realtà anche la gestione del tempo libero comporta sforzo e sacrificio, ma ogni difficoltà logistica e organizzativa sembra superabile in ragione del mito del relax. La felicità sta nell'attesa del grande momento, dell'evento, del grande viaggio. È la tristezza ci aspetta al ritorno al nostro tran tran professionale. So di andare contro corrente, ma non possiamo relegare gli spazi di felicità ai momenti convenzionalmente dedicati. Non possiamo e non dobbiamo. Dobbiamo al contrario trovare il gusto di vivere, l'appagamento qualificato, nel ritmo normale della nostra vita. Sembra impossibile? Dipende da cosa veramente ci appaga e ci fa felici. Interroghiamoci su questo. Davvero l'unica cosa che conta ė fuggire dalla realtà quotidiana?  Dove abbiamo posto il nostro tesoro? Nell'evasione, n

La trappola della fantasia

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Soffro di un particolare disturbo di personalità, caratterizzato da un uso distorto e involontario della fantasia. Disturbo opposto a quello ben più conosciuto e studiato, in cui per sfuggire ad una realtà drammatica che non si riesce a gestire, ci si rifugia in proiezioni fantastiche rassicuranti, configurando una dissociazione della psiche dalla realtà, come nel recente film " I sogni segreti di Walter Mitty". Io invece, in modo involontariamente masochista, mi faccio prendere dall'ansia per il conflitto relazionale, e soffro di una fuga in scenari di confronti con i miei interlocutori abituali in cui tutto è drammatizzato ed estremo. Simulo violenze, persecuzioni, liti paradossali. Una realtà ridicola e smaccatamente improbabile, che però mi ossessiona provocandomi stress nervoso, scariche di adrenalina. La fonte del disturbo è per fortuna abbastanza comune, e quindi da tempo descritta in letteratura (vedi ad esempio gli scritti del Prof. Giulio Cesare Giacobbe

Come diamanti grezzi

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Per comprendere il senso della sofferenza in generale, e della malattia in particolare,  occorre aver fatto un certo cammino di avvicinamento al mistero di Dio. Bisogna aver compiuto una specie di rivoluzione copernicana rispetto al senso comune, ponendo al centro della propria vita il Regno di Dio, al posto del mondo materiale. Altrimenti non si può capire. Ci si può solo rassegnare, o ribellare, inutilmente. Io ho pensato questa metafora: noi siamo come diamanti grezzi,  e Dio nell'arco della nostra vita ci provoca al cambiamento,  a levigarci fino a raggiungere lo stadio di brillante. La levigatura fa male,  molto,  ma è  necessaria a strappare da noi lo strato pietroso. Quando saremo con Lui,  vedremo le cose dalla giusta prospettiva e ringrazieremo Dio per quel trattamento che abbiamo a lungo pregato di evitare. Il medico pietoso fa il malato purulento.  Se noi capissimo veramente il nostro bene,  pregheremmo Dio di non risparmiarci le prove necessarie alla

Denunciare Dio

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Caro F.  Tu mi dici che la vita ė un peso impossibile, e che bisognerebbe denunciare Dio per averci obbligato a vivere con violenza, con l'aggravante della premeditazione. In realtà la vita può essere un vero inferno, specie se ti si abbatte contro una tempesta, uno dei tanti eventi tragici che sembrano poterti distruggere. La malattia ė una realtà che fa pienamente parte del progetto di Dio per noi. Come la croce era parte indispensabile del progetto di Dio per Gesù. Di qui la drammatica preghiera di Gesù nell'orto degli ulivi. Come lui, neanche noi possiamo evitare il nostro calvario. Ed è vero che tale destino era deciso da Dio da sempre. Al di là della data del nostro concepimento. Subire la violenza del nostro destino ci porta ad un moto di ribellione. Ma la nostra mente ci inganna. Dio non ė quel vecchiettino incurante delle sofferenze umane che decide a tavolino i destini degli umani. Questa ė pura fantasia. Se un Dio esiste, ė ineffabile, in

La catechesi che serve

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Mi sono fatto raccontare da piccoli amici la loro esperienza di catechismo per la comunione e la cresima. Mi hanno dato un quadro abbastanza positivo, con incontri resi abbastanza interessanti da stimoli di tipo diverso, attività di creazione schede, bricolage, raccontini didascalici (me ne hanno raccontato uno buffo su un uomo di neve, babbo natale e una renna), e appunti più o meno dettati. Tanto contenti loro di farmi vedere il lato positivo del percorso catechistico, tanto più scettico io sull'efficacia dell'esperienza. Il fatto ė che dopo tutte queste popò di attività, mi è sembrato di capire che tutta la dottrina insegnata sia rimasta ben lontana dalla vita reale, come una sterile ideologia piuttosto astratta che bisogna conoscere per convenzione sociale, per poter accedere alle cerimonie di passaggio (comunione e cresima). Mi capita di fare catechismo agli adulti che vogliono fare cresima o sposarsi in chiesa, e naturalmente ho esperienza di persone ch