Post

Visualizzazione dei post da maggio, 2016

Nella sofferenza

Nella sofferenza bisogna stare. E' una dimensione irrinunciabile della condizione di questo mondo. Ognuno la affronta a suo modo. C'è chi abbozza, c'è chi si ribella. Si aspetta che passi. O passa lei o passiamo noi. Ma abbracciare la sofferenza è un livello di esistenza superiore. Roba da eroi e santi. Accogliere la sofferenza non può essere una scelta facile o banale. Occorre avere una forte convinzione sul senso della sofferenza. Per chi crede nel caso è impossibile. La sofferenza è la dimensione della crescita, per chi sa coglierne i frutti. Leviga anime dure come il diamante. Ti chiede di rinunciare alla spinta verso il benessere, verso il consumismo, ai tuoi desideri. Ti riporta all'essenziale. Nella sofferenza a volte non puoi far nulla, ma a volte devi mantenere le attività lavorative come se nulla fosse. Non sempre è possibile prendersi una pausa. La sofferenza è un sacrificio che subiamo passivamente, ma possiamo offrire a Dio attivamente.

Sintonizziamoci

Ho incontrato un bravo ragazzo che mi ha chiesto di prepararlo al battesimo. Mi sono accorto che raccontando in sintesi gli eventi della Salvezza come sono narrati nella Bibbia dovevo rendere il concetto di relazione con Dio in termini di libertà di scelta, ma anche di necessità di trovare forme proprie per la comunicazione con Dio. Così parlando con lui mi è venuto spontaneo il riferimento metaforico della radio, perché noi siamo immersi in una realtà confusa tra bene e male, in cui la presenza di Dio è invisibile come le onde elettromagnetiche, ma c'è e per sentirla occorre trovare la giusta sintonizzazione. La sintonia con Dio è possibile solo in quella particolare forma di amore di cui ci ha parlato Gesù. Ogni cosa fatta per amore ci avvicina a Dio, ci fa sentire la Sua presenza in noi e nel nostro prossimo. E poi la preghiera, che se fatta con amore diventa dialogo, sacramento, comunione. Gli ho raccontato che la mattina rubo un'ora al sonno per fare una passeggiata di pre

Questa è la vita

Alcuni nuovi colleghi mi chiedevano oggi se sto risentendo psicologicamente del fatto di aver cominciato il lavoro nel cimitero. Molti di loro infatti hanno avuto bisogno di un programma di incontri di sostegno per affrontare lo stress del contatto ravvicinato con le salme. E io sono spesso al loro fianco nelle operazioni di raccolta resti in cui si aprono le bare tumulate più di quarant'anni fa. Ho risposto entusiasta che mi sembra di aver vinto al lotto, perché la mia fede mi porta ad amare la morte. Questa è la porta per l'incontro con Dio. Li ho lasciati sbalorditi, forse pensano che io sia un fanatico! Nella morte si riconosce il senso della vita. Il cimitero è terra di confine tra vita e morte. Questo confronto quotidiano con tanti miei simili che entrano tutti i giorni in cimitero mi stimola continuamente a vivere nel riconoscimento minuto per minuto del senso di vivere. Come definire questo senso a parole? Non è banale, perché il senso non sta in concetti più o meno ast

In sacrificio per voi

Siccome mi è stato chiesto di preparare una catechesi sulle apparizioni di Fatima, mi sto leggendo le memorie di Suor Lucia, una dei veggenti, e mi colpisce la sottolineatura della dimensione del sacrificio nel messaggio che lei ha ricevuto dalla Madonna. In pratica racconta che Maria invitava i tre bambini a compiere sacrifici per ottenere la salvezza dei peccatori, e che lei stessa, Giacinta e Francesco si imponevano frequentissime privazioni e penitenze per salvare anime dall'inferno. Offrivano il proprio pasto ai poveri o, in assenza di questi, agli animali che pascolavano, si procuravano sofferenze fisiche con lacci e pietre, e simili. Altro che fioretti!  Ora, un conto è offrire le sofferenze che il Signore permette, altro è procurarsele. Ad una lettura con i parametri moderni, appaiono perlomeno delle forzature. Eppure invece, questa prospettiva non è affatto lontana dal mistero della Passione di Cristo: Egli ci invita a prendere il Suo corpo offerto in sacrificio per noi, c