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Le piaghe della Chiesa

Pochi giorni prima della Pasqua, il clero cattolico sta dando il meglio di sè: ieri la vicenda di quel parroco di Bonassola che ha protestato contro il divieto imposto dal Vaticano di benedire le coppie gay, sabotando la domenica delle palme negando la benedizione dei sacramentali, e oggi vedo due stimati cardinali che contestano il divieto di farsi le messe private in San Pietro voluto dal Papa in persona. Al di là del merito delle questioni, che francamente non mi sembrano importanti per la dottrina fondamentale della Chiesa, quello che sconcerta francamente sono queste prese di posizione anti-papa. Papa che è continuamente pressato dalla gerarchia ecclesiastica e sembra aver rinunciato a diverse ipotesi di evoluzione, come quella sul celibato dei preti, quando anche il papa emerito si era schierato con la fronda conservatrice che temeva che con quello potesse cadere tutta la credibilità della Chiesa cattolica. Personalmente, ritengo che la figura del papa come la troviamo adesso s

Segni indimenticabili

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Ci sono segni della presenza di Dio che non posso dimenticare, e che mi confermano nella fede in quei momenti in cui la realtà materiale sembra l'unica possibile. Ad esempio, proprio la settimana scorsa ricorreva il 18 marzo, un anno e mezzo esatto dalla morte di Gigliola, ed era un giovedì, appuntamento settimanale con il gruppo del Rinnovamento dello Spirito di Voltri che frequento da più di un anno. Dopo la preghiera cantata, in questo gruppo viene aperta la Bibbia apparentemente a caso, dalla Genesi all'Apocalisse, per trarne ispirazione per la meditazione. Ebbene, quella sera mentre pregavo con Gigliola e per Gigliola, è venuto fuori il brano che avevo indicato nella locandina funeraria sopra riportata, dal capitolo 14 di Giovanni. Coincidenza improbabilissima, certamente per me un segno di Dio. Così è stato per la morte di Gigliola nella festa del suo santo preferito, l'unico di cui avesse una immaginetta nel portafoglio. Improbabili coincidenze. E nel 201

Sepolto e ritrovato

Mi accorgo oggi che non ho scritto più un post dal 13 settembre 2019; una settimana dopo moriva mia moglie Gigliola. E' stato un evento travolgente, straziante, e comunque fecondo di una revisione totale della mia vita, del modo in cui vivere la realtà quotidiana. Massimo Recalcati nel suo libro "Incontrare l'assenza" dice " Ogni volta che facciamo esperienza del lutto, facciamo esperienza di una perdita che non è una tra le altre, non è una perdita qualunque, ma è una perdita che ci costringe a rivedere il nostro modo di guardare il mondo... poichè chi amavamo dava senso al mondo, la perdita di cui il lutto è la reazione affettiva è anche perdita del senso stesso del mondo. Non solo, dunque, la perdita di un oggetto, ma anche del senso che l'esistenza di quest'oggetto dava al mondo.. .". Io mi sono sentito morire dentro di me, e nello stesso tempo mi sono rammaricato di non essere morto insieme a lei, o almeno subito dopo. Anche questo non è concess

Divisioni e scismi

Ieri 12 settembre 2019 i giornali davano risalto ad un'intervista a Papa Francesco in occasione di un viaggio in aereo, in cui egli ha dichiarato che sarebbe dispiaciuto che la chiesa americana si dividesse da quella cattolica, ma che tutta la storia della Chiesa è popolata da simili separazioni, causate dalla rigidità dottrinale. Sottoscrivo tutto e umilmente aggiungo: la divisione è segno di lontananza da Dio. Egli è inclusivo, e promuove la comunione. Sono fanatico della comprensione, e oggi la liturgia mi conferma perché propone il noto brano in cui Gesù ci invita a non guardare la pagliuzza nell'occhio dell'altro (Lc 6,40). Guardando alla storia della Chiesa, sono molto critico sulla lotta alle eresie, condotta sempre con violenza. Molto male è stato fatto in nome dell'ortodossia. Mai Gesù avrebbe approvato l'uso della spada contro gli eretici ariani, gli ugonotti, i luterani o quant'altri. Quando la Chiesa non segue la via dell'amore tradisce se ste

Il canto delle sirene

La letteratura antica è piena di metafore, e di insegnamenti sempre da riscoprire. Questo mito delle sirene che incantano i marinai che troviamo nel XII libro dell'Odissea e nel IV libro delle Argonautiche è una splendida metafora della condizione umana. Le sirene delle attrattive del mondo ci tentano continuamente. La cosiddetta "seconda nobile verità del Buddha" ci avverte che la causa di tutte le esperienze di sofferenza è l'attaccamento al desiderio, e non il desiderio in sé stesso. Matteo ci riporta due volte il pensiero di Gesù sul desiderio: una in Mt 5,28 in riferimento all'adulterio, che è già la coltivazione del desiderio di una donna; l'altra in Mt 6,25 dove ci consiglia di non perdere tempo a coltivare il desiderio di cose materiali, perchè Dio provvede a tutto. Il tema sulle tentazioni non è banale. Ancora si discute su come rendere il passo del Padre Nostro in cui chiediamo aiuto nell'affrontare le tentazioni. Non è solo un probl

Da questo riconoscerete

Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri. (Gv 13,35) Ecco, se guardiamo alla nostra vita, attuale è passata, e alle vicende dell'umanità, attuali e passate, possiamo riconoscere al di là delle finzioni e delle etichette chi è veramente discepolo di Cristo. Non chi abbiamo trovato con l'abito ecclesiastico addosso, non chi ha ostentato le pratiche religiose. Solo chi ha amato il prossimo, tutto, senza esclusioni, al di là delle convenienze, al di là delle simpatie. Il prossimo sconosciuto, il prossimo ostile, il prossimo che ci annoia, ci ripulsa, ci mette in imbarazzo.  Chi si mette a servizio degli altri nella quotidianità nascosta, nelle piccole cose, nelle occasioni di incontro privato e professionale, in nome di Gesù, questo è dei suoi discepoli. Noi non dobbiamo giudicare nessuno, neanche noi stessi; cosa può servire saperlo? Ecco, ci serve riconoscere il bene e il male, per orientare i nostri passi sulla volontà di D

Il peccato è un falso problema

Il peccato, inteso come atto di allontanamento dalla volontà di Dio, è la categoria fondante dell'etica cristiana; ma ho il sospetto che la prospettiva di Dio sia diversa da quella comunemente intesa. Generalmente si intende che se uno ha peccato senza assoluzione non può entrare nel regno dei cieli. E così diversi santi si sono fatti martirizzare pur di evitare il pericolo di dannazione eterna. Tuttavia mi sorge l'ipotesi che il giudizio di Dio si fondi piuttosto sulla relazione che sugli atti peccaminosi.  In altre parole, l'assenza del peccato come atto non potrebbe non essere sufficiente, ma neanche necessaria.  La relazione con Dio o è reale, concreta, effettiva, quotidiana, o non è. Non può consistere in pratiche formali. Nessuna funzione o rito può sostituire una relazione vera. Vera nella preghiera, vera nell'affidamento alla Sua volontà piuttosto che alla nostra, vera nel rapporto con gli altri.  Il peccato, qualsiasi dei 7 vizi capitali riguardi, non è un osta

Se potessi incontrarmi bambino

Tra le fantasie strampalate che mi vengono quando passeggio all'alba sul molo davanti a casa, c'è quella di potermi incontrare da bambino, e potermi consigliare sulle scelte future della vita. Non per comunicare chissà quale rivelazione, le cose che vorrei dirmi sono già dette e scritte nella saggezza secolare, ma non è che un bambino della scuola elementare possa aver letto un granché... Vorrei dirmi innanzitutto di non avere paura. Nella vita ho fatto molte scelte importanti sulla paura di affrontare cose troppo grandi. Ad oggi, alla soglia dell'ultima fase della vita, direi: Luca, stai tranquillo, puoi fare qualsiasi cosa. Non avere paura che le cose siano troppo difficili. Puoi studiare qualsiasi cosa, puoi affrontare qualsiasi persona. La seconda cosa, è che la cosa più importante della vita sono le persone, e che tutte vanno amate e godute per il tempo che ci è concesso. Tesaurizza le poche ore con lo zio che scomparirà prematuramente, con i nonni che mancheranno

Auguri pasquali

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Tempo di auguri pasquali, diffusi, indistinti, di cortesia. Indifferenti al significato religioso o meno dell'evento. Tutti o quasi sappiamo che la festa deriva dalla Pasqua ebraica, e che poi è stata adottata dai cristiani in riferimento alla resurrezione di Cristo. Però dà l'impressione di essere comunemente percepita come celebrazione della rinascita primaverile. Si può condividere con tutti, atei e credenti, il senso della liberazione, della emancipazione! Liberazione da cosa, però. Liberazione dalla paura. Dalla paura della morte. Che è poi paura della sofferenza. Tutti dobbiamo affrontare la sofferenza fisica e psicologica nella nostra vita, e tutti senza eccezione arriviamo prima o poi alla morte. Una paura che va quindi affrontata, gestita, elaborata, preparata. Ci si può preparare alla morte? Penso di sì, almeno in parte. Condivido chi sostiene che bisognerebbe vivere ogni giorno come fosse l'ultimo. Mi spiace invece vedere tanti che non ci v

La Sua Grazia vale più della vita

Da diversi mesi ho scoperto questo tesoro nascosto nel salmo 138, ma solo stasera sento l'impulso di scriverne. "Perché la Tua Grazia vale più della vita, [Signore], le mie labbra diranno la tua lode." Questa Grazia é la relazione personale con Dio. Vale più della vita perché è un senso che va oltre il termine di questa vita mortale, ma anche perché nulla in questa vita è più prezioso. Non la salute, non l'appagamento dell'amore umano, non gli oggetti e il benessere. Tante cose nel mondo sono buone, ma non sono nulla in confronto alla Grazia. La Grazia non è questione teorica, e neanche ascetica o mistica; piuttosto sta in quell'amore che Paolo nella prima lettera alla prima comunità di Corinto chiama agape, tradotta charitas in latino, e carità in italiano. Riconosco la presenza di Dio in quella persona che vive in questo tipo di amore, che viene da Dio, perché Dio è questo modo di amare. Amare vuol dire donarsi all'altro, sempre, in qualche modo.

Chiedere a Lui

Spesso la mia preghiera si ferma alla recita del Padre nostro, Ave Maria, Ti adoro, Angelo di Dio, i salmi 17 e 90. Poi durante la giornata chiedo aiuto nelle piccole situazioni di difficoltà. Sono conscio dell'insufficienza di questo approccio, e vorrei progredire nella relazione con Dio. Gesù ci invita a chiedere. Nel suo nome. Ma chiedere cosa. Le cose che contano per me sono il vivere nell'amore e nella pace verso tutti, perché solo quello mi rende felice. Ho poi una fame insaziabile di Dio, che spero di poter appagare finalmente nella vita di dopo. Vorrei essere Luce di Dio per tutti quelli che vengono in contatto con me, nella testimonianza viva quotidiana. Ci provo, ma è sempre molto poco quello che riesco a fare (perchè è poco quello che riesco ad essere...). Vorrei avere la sapienza che viene dallo Spirito di Dio. Vorrei la purezza di pensiero, mentre la malizia mi ossessiona senza quiete. Vorrei non attaccarmi a nulla, specialmente alle cose materiali

La voce di Dio

La mia vita scorre tra chi rinuncia a pensare a Dio ritenendo sufficiente comportarsi bene per affrontare l'incertezza della morte, e chi invece percorre con sicurezza un percorso di fede all'interno della chiesa cattolica. Poi mi capita di incontrare rari esponenti di minoranze​ religiose cristiane e non; gli ebrei e gli islamici, che di solito lo sono di famiglia, e tutti i delusi dalla chiesa cattolica che sono confluiti nel buddismo, nei testimoni di Geova, nei mormoni, nei protestanti e negli ortodossi. Ecco, mi sembra di non aver dimenticato nessuno dei miei conoscenti. Mi piacerebbe, ma non posso, chiedere a ognuno l'opinione sul Gesù storico e, per quelli che si ritengono suoi seguaci, la relazione con Lui. Credo che una simile indagine si focalizzerebbe sulla diversità di approccio alle fonti, dividendo i cattolici fedeli alla Tradizione da chi riconosce come unica fonte un libro sacro. Eppure nella mia vita la fonte fondamentale della fede non si trova nella do

Sul filo dell'acqua

Mi sento di vivere nel mondo di qua, radendo il confine con il mondo di là. Come fossi uno strano pesce che vive a filo della superficie del mare ma che deve evolvere in un uccellino, destinato a vivere in cielo. Viviamo e ragioniamo e facciamo progetti come se l'unico mondo fosse questo di sotto, ma a volte alcuni di noi si ricordano di essere destinati al cielo. Mi è venuto questo pensiero forse sull'onda emotiva di quelle bare bianche che vedo arrivare in cimitero, vite di giovani spezzate senza preavviso, con questo passaggio inatteso nel mondo di la. O forse meditando i passaggi del Vangelo che invitano alla preparazione alla chiamata a Dio. Non saprei dirlo, veramente. Però sento forte la sensazione del confine. E il dispiacere per le persone a cui sono affezionato che fanno finta che la questione si possa rimandare ad un momento che non verrà mai.

Buona notizia

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Dunque Gesù girava la Palestina annunciando la buona notizia. La circostanza non è scontata, perché quello che noi chiamiamo Buona Notizia -Vangelo è principalmente il riconoscimento del ruolo di Gesù stesso nel piano di salvezza per l'umanità, che deriva dalla crocefissione e dalla resurrezione. Insomma come dice Paolo in 1 Corinzi 23 noi predichiamo Cristo crocifisso. La Notizia che predicava Gesù invece non poteva essere questa, perché non poteva parlare di ciò che non era avvenuto. Egli annunciava che il Regno di Dio è vicino, e questo è un altro concetto non banale, che richiedeva una catechesi e una pedagogia specifica, che ci è stata tramandata in una serie di parabole che hanno ad oggetto il Regno di Dio. Metafore di tanti aspetti di questo concetto, che definiscono come la presenza di Dio nella nostra vita, piuttosto che qualcosa di escatologico. Non è della fine del mondo che parlava, anche se storicamente l'equivoco del millenarismo è sorto, come testimoniato anche

Testimonianza

“Chi dunque mi riconoscerà davanti agli uomini, anch’io lo riconoscerò davanti al Padre mio che è nei cieli; chi invece mi rinnegherà davanti agli uomini, anch’io lo rinnegherò davanti al Padre mio che è nei cieli” Mt 10,32-33 La questione testimonianza non è affatto pacifica per la Chiesa. C'è chi dà testimonianza con il martirio, c'è chi si preoccupa di richiamare quotidianamente il prossimo alla Buona Notizia, c'è chi evita di parlarne ma cerca di dare un segnale comportamentale, c'è chi ritiene sufficiente qualificarsi come credente all'occasione, chi partecipare solo al rito settimanale. Chi gira tutto il mondo conosciuto come Paolo di Tarso, chi sta in monastero come Teresa del Gesù Bambino. Papa Francesco ha detto la sua su questo argomento in più occasioni. Riporto un estratto giornalistico del 13 giugno 2017: “Sì – sì”, “no – no”: parole decisive, come ci ha insegnato il Signore giacché, ha rammentato Francesco, “il superfluo proviene dal

Quale croce

Un sacerdote egiziano copto, Padre Said di El Mynia, ha celebrato la messa a Crevari, e nella sua omelia ha messo alla luce un'idea che all'inizio mi ha scandalizzato: malattie e persecuzioni NON sono la croce di cui parla Gesù nei vangeli: Mt 16:24 Allora Gesù disse ai suoi discepoli: «Se qualcuno vuol venire dietro a me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Mc 8:34 Convocata la folla insieme ai suoi discepoli, disse loro: «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Lc 9:23 Poi, a tutti, diceva: «Se qualcuno vuol venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Detto da uno che vive la persecuzione islamica quotidiana sorprende ancora di più. Tuttavia dopo averci riflettuto diversi giorni posso capire ciò che subito mi sembrava inaccettabile: la croce di Cristo non è ciò che ci capita, ma ciò che scegliamo. Tutti si ammalano, cadono in disgrazia, subiscono torti, prepotenze e

Il figlio dell'amore

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Nella lettera di Paolo ai Colossesi 1,13 troviamo questa inusuale e fortissima definizione di Gesù quale "figlio dell'amore". Non l'avevo mai notata e mi sembra teologicamente perfetta. Anche se ricordo di aver sentito qualificare così anche alcuni bimbi nati fuori dal matrimonio, come per dire che la passione travolge ogni ragionevolezza, in realtà il testo originale parla di un'altro tipo di amore. Mentre la passione viene chiamata in greco "eros" e l'amicizia "filia", il passo citato si riferisce a quella speciale forma di abnegazione per gli altri che in greco viene chiamata "agape" e in latino " caritas ". Gesù è il figlio di questo amore perché Dio è questo amore. Chi segue Gesù, lo imita, e si fa anch'esso figlio di questo amore. Questa è la sfida e il senso di questa vita. Questo il cammino, lo sforzo quotidiano.

In sacrificio

Gesù è venuto a dare la possibilità all'uomo di sentirsi amato, di sentirsi voluto bene. Ma è difficile arrendersi all'amore di Dio. Perché? Perché siamo inseriti in quel terribile peccato, che è il vero peccato: il nostro io al posto di Dio. Io mi accorgo nella mia vita che uno degli sbagli più grandi è di essere così meschino da non prendere neanche in considerazione che Dio mi ama. Arrivi a volte al termine della vita, o molto avanti nella vita, senza aver capito questo mistero profondo del legame che c'è tra noi e Dio. Provate a rileggere sotto questa ottica, sotto questo taglio tutto il Vangelo di Giovanni. Quando Gesù dice: «Rimanete nel mio amore. Vi ho detto queste cose perché la mia gioia sia in voi e la vostra gioia sia piena». Marito e moglie, un giorno, se non vi deciderete, vi pentirete molto di aver dato tanto tempo alle vanità umane e non all'amore di Dio. Vi pentirete di tante chiacchiere e di non essere invece stati insieme a scoprire questo mistero pre

Quale gruppo quale comunità

"Celebravo la Messa in campagna e stavo dando le notizie di tutte le attività in programma per la settimana, quando una donna, una contadina, si alzò e mi disse in dialetto: «Qui si fanno tante attività ma mi sembra che si preghi così poco!». Ho detto: «Grazie, Signore!». Ci ha fatto riflettere tanto, perché meno parliamo con il Signore, più cincischiamo sui problemi. Andate invece al sodo della Parola del Signore: quando vi riunite in parrocchia, in comunità, sappiate trovare i segni dei passi che Dio vuole che si facciano. Si corre il rischio di formalizzare troppo dando molti incarichi, ma con poco Spirito. Invece se diamo molto Spirito Santo vedremo che viene fuori questa passione grande per il Regno di Dio." (Oreste Benzi) Dal commento liturgico odierno traggo una riflessione personale. Negli ultimi anni ho frequentato due gruppi religiosi molto diversi tra loro, uno parrocchiale pervaso dalla frenesia per le attività convivali, di coinvolgimento degli ignavi sul territo

Quando guardo la tv

A volte, quando guardo una fiction alla TV, mi immedesimo nei personaggi. Mi diverto a immaginarmi ad affrontare le avventure con loro, come se fossi lì con loro. Il problema è che quando compiono scelte autodistruttive, ho un forte senso di ripulsa. Non perché non accetto che si comportino male. Anzi godo a vedere che superano certe regole, reagiscono con violenza o superano i limiti. Io non lo farei, ma nella fantasia mi concedo Delle trasgressioni. Quando però si ubriacano, si drogano, si autodistruggono, non lo accetto. Diventa troppo distante quello che fanno da quello che vorrei fare. E poi quando tradiscono i loro partner, di nuovo non lo accetto. Non mi piace la falsità. Fai quello che vuoi, ma assumiti le tue responsabilità. Riflettendoci, le cose che mi danno più fastidio sono un eco dei miei peccati. Penso che se dopo la morte ci sarà un momento per rivedere come ho condotto la mia vita, proverò lo stesso disgusto che provo adesso con i personaggi delle fiction. Ogni peccato

Cosa siamo

Una certa filosofia di stampo vagamente buddista insegna a non identificarsi con la propria mente, con il proprio pensiero. Noi non siamo il nostro pensiero perchè non siamo solo un'entità materiale. E il pensiero deriva dalla materialità dei nostri processi neuronali. La mente è uno strumento, che produce pensieri che in maggioranza non hanno un'utilità diretta. Cosa siamo allora? Siamo qualcosa solo in rapporto a Dio. L'essenza di un individuo non è il suo aspetto, nè la sua età, nè i suoi ragionamenti, anche se comunemente siamo soliti rilevare solo questi livelli di percezione superficiale. Siamo creature di Dio, destinati a vivere in Dio per sempre. In Lui troviamo il nostro senso. Che va ben al di là di quello che facciamo. Perchè quello che conta non è fare, non è pensare, non è comunicare, ma essere. Essere amore per il prossimo vuol dire essere in Dio. Solo Lui ti può giudicare, pesare. Cogliere questa essenza dell'uomo è importante

L'amicizia

"L'amicizia vera esiste solo nel bene. Questa amicizia diventa così piena, totale, per cui tu avverti che sei nel cuore degli altri. Chi ama poco è perché è stato amato poco, perché prima di amare un altro tu devi sentire di essere amato. Sapeste quant'è grande il bene che voi fate quando sviluppate la fraternità. Ripetete molte volte questa parola: «Ti voglio bene». Provate a pensare alle amicizie vere che avete avuto nella vostra vita, non c'era niente di erotico o di sentimentale, niente di carnale, era un'amicizia totalmente pura, limpida, non era soggetta a gelosie, era un'amicizia nel senso puro dell'amore. L'amicizia pura è una celebrazione della gioia. E ti dico di più, guarda Gesù, quando definisce se stesso in rapporto ai suoi: «Io conosco le mie pecorelle e le mie pecorelle conoscono me» (Gv 10,14), cioè io le posseggo e loro mi posseggono, la nostra vita è diventata una sola vita. Questo è il punto a cui noi ci ispiriamo!" Don Oreste B

La finzione dell'agnostico

La maggior parte delle persone che frequento per lavoro sono agnostiche. Lavoro al cimitero, e ci si confronta quotidianamente con il mistero della morte. Chi si etichetta come cristiano dice che crede nella vita eterna, ma che è difficile. Chi sottolinea che nessuno sa cosa c'è dopo, fa parte di una maggioranza che si ritiene razionale. Naturalmente nessuno sa cosa c'è dopo, ma far finta che nella vita reale non ci siano indizi della presenza di Dio, è un'altra cosa. Tutti hanno vissuto l'esperienza di un amore altruistico, che va oltre gli egoismi istintivi e naturali. Tutti sanno che la storia dell'uomo è popolata da persone straordinarie, che hanno testimoniato più con la loro vita che con le parole che Dio è amore. Far finta di niente, dimenticare tali testimonianze è rinnegare la realtà storica. Il senso della nostra vita sta nella dimensione invisibile dell'amore per gli altri. Nessuno lo vede, ma la vita di tutti ne è condizionata, che lo vogl

Se oggi fosse l'ultimo giorno

Se oggi fosse il mio ultimo giorno, e solo una manciata di ore mi separassero dall'incontro con Dio, ogni preoccupazione sul domani cesserebbe. Cercherei di lasciare le cose più ordinate possibile, per quelli che dovranno camminare ancora su questo piano terreno. Cercherei soprattutto di chiedere perdono a coloro che hanno subito torti da me, per lasciarmi in pace con tutti. Spero che siano pochi perché il tempo è breve. Non credo che andrei a lavorare, piuttosto andrei in chiesa a chiedere i sacramenti. Nel frattempo, rimarrei nella preghiera ogni istante libero. Ma se per caso non avessi l'assoluta certezza di morire in poche ore, dovrei comunque affrontare la giornata come se ci fosse ancora un domani per terra. E allora dovrei fare un compromesso tra le priorità di preparazione all'evento e i doveri connessi al sopravvivere. Quindi andrei a lavorare, pur con l'animo di chi c'è ma sta per andare. Come quando uno lavora gli ultimi giorni in un posto,  ma ha già da

Alle fonti della Fede

La fonte della Fede è Dio, ovviamente. E Dio è amore. Quando le nostre certezze vacillano, quando il dubbio ci assale, quando lo scandalo dei sedicenti credenti ci allontana dalla religione, ricominciamo dall'amore. E' l'amore il precursore della fede, non il contrario. La dottrina religiosa è dopo. Ripartiamo dall'amore, tutti. Credenti ed atei. Tutti sappiamo che l'umanità cresce nella misura in cui l'amore vince l'odio, la pace vince la guerra, la luce vince l'oscurità interiore. Partiamo da un amore che è una domanda, non una risposta preconfezionata. Cos'è l'amore? E' l'atteggiamento di disponibilità verso gli altri? Mettersi a servizio degli altri gratuitamente? Incontrare lo sconosciuto? Ascoltare? Esserci quando serve? L'armonia nei rapporti personali? Dare la vita per gli altri? Domande che formano un cammino senza fine. Perchè l'amore non ha fine. Perchè Dio non ha fine. Ripartiamo dal vivere nell'

Se avessi veramente capito.

Ogni mese il discepolo inviava al maestro una relazione del suo progresso spirituale.  Il primo mese scrisse: Sento l’espandersi della coscienza e il mio essere tutt’uno con l’universo.  Il maestro diede un’occhiata al biglietto e lo gettò via.  Il mese seguente ecco che cosa diceva: Finalmente ho scoperto che il divino ė  presente in tutte le cose. Il maestro apparve deluso.  Nella sua terza lettera, il discepolo spiegava con entusiasmo: Al mio sguardo errante ė stato svelato il mistero dell’unità e della pluralità.  Il maestro sbadigliò. La lettera successiva diceva: Nessuno nasce, nessuno vive, poiché l’io non esiste.  Il maestro spalancň le braccia disperato.  Passò un mese, poi due, poi cinque, infine un intero anno. Il maestro pensò che fosse ora di ricordare al discepolo che aveva il dovere di tenerlo informato del suo progresso spirituale. Quello rispose: Che me ne importa? Quando il maestro lesse queste parole, il viso gli si illuminň di gioia ed esclamň: Grazie a Dio, finalme

Timor di Dio

Non si parla più molto del cd. Timor di Dio; io ricordo di averne sentito parlare che non ero ancora adolescente. Con il fatto che la cultura occidentale ha sostanzialmente superato l'immagine veterotestamentaria di un Dio che si può arrabbiare come ognuno di noi,  anche il sentimento di timore non è più proposto nella comunicazione religiosa. Eppure è fondamentale: dovremmo veramente temere più di ogni male,  più di ogni atroce morte, di perdere l'amicizia di Dio. Chi non fa un percorso di avvicinamento a Dio nella sua vita,  perderà molto, dopo la morte: perderà ogni bene che ha conosciuto,  perchè ogni bene viene da Dio. Non la bellezza del creato, nessuna forma di  sentimento di amore, solo disperazione senza speranza. Chi accoglie l'invito di Dio che lo ha cercato per tutta la vita, vivrà nella gioia di un abbraccio infinito, e di ogni bene, libero dalla presenza del minimo male. Dio è il nostro tesoro più prezioso, e dovremmo veramente temere di perderlo.

All'ombra delle Sue ali

Cosa bisogna fare per diventare santi? Tutto e nulla. È un po' la vexata quaestio sulla salvezza per fede o per opere. Prima di fare bisogna essere. Essere per Cristo, con Cristo e in Cristo. Proprio ieri era il 29 agosto passione di San Giovanni Battista e l'anziano e a me sconosciuto predicatore evidenziava che proprio colui che era annunciatore della Luce del mondo,  è stato ucciso nel buio di una prigione. Così, diceva,  anche noi dobbiamo desiderare di essere nascosti al mondo, perché sia mostrato a tutti la Luce di Cristo. Accettare di dare il nostro sangue per Lui. Nella nostra vita accettare il martirio, la prova del fuoco per la nostra fede, per dare testimonianza a Gesù. A me piace quel versetto del salmo 16 che dice a Dio: "nascondimi all'ombra delle Tue ali". Alla fine basta questo, vivere in questa dimensione. Niente di straordinario agli occhi della gente. Accettare di essere nulla, nascosti ma costantemente abitati da Dio. Così abitati da L

Chi mi piace

Siamo tutti pieni di idiosincrasie, e selettivi nei confronti del prossimo, separando i pochi che ci aggradano a quelli che speriamo di evitare. E pure quelli per cui abbiamo simpatizzato, possono perdere la loro specialità se deludono le nostre aspettative. Per questo nell'amare il prossimo si deve prescindere dai nostri sentimenti spontanei, volubili ed effimeri. Amare ė uno sforzo che va al di là di ciò che ci piace. Ma qui vorrei sgombrare il campo da un equivoco che mi pare diffuso nel mio prossimo, ed è proprio la definizione di ciò che mi piace. Non c'entra con l'amore, ma ha una certa importanza, essendo io fatto di carne in un mondo di persone anch'esse fatte di carne (e non solo). La gente pensa di piacermi (parlo di me perché un po' mi conosco, ma forse anche altri hanno i miei gusti) se si agghinda bene, se mantiene un bell'aspetto e può vantare una certa realizzazione nella vita. Tutto sbagliato. L'aspetto sarà pure un buon biglietto da visita,

Non è solo un bacio

L'amore tra gli esseri umani si esprime in molti modi, ed uno dei più tipici e inflazionati è il bacio. Ci sono ovviamente tanti tipi di bacio quante sono le tipologie di relazioni. Un conto è il bacio del bambino per la mamma, un altro il saluto ad un amico, un altro il fuggevole bacetto di un timido innamorato (esistono ancora?), altro invece il bacio sulla bocca che connota una relazione sentimentale. Ci sono anche i baci voluttuosi e pornografici sempre più di moda nelle produzioni di film e telefilm, che sono più l'espressione di una ricerca di piacere sessuale che di sentimento. In tutti i modi, il bacio è un'espressione importante di una volontà di relazione. L'amore che esprime il bacio è disinteressato se è un segnale di accoglienza, di misericordia, come il famoso bacio del lebbroso di S. Francesco di Assisi. Anche all'interno di un rapporto sentimentale ci può essere il momento in cui il bacio è segno di un amore eroico, perchè viene dato al di là

Effetto stenopeico

Ho scoperto per caso quegli occhiali che allenano l'occhio a focalizzare un'area specifica, potenziandone la messa a fuoco, e permettendo una visione migliore pur in assenza di lenti correttive. Si tratta di superfici opache con piccoli fori, e niente più. Ho strabiliato diversi amici miopi e presbiti facendo provare l'effetto correttivo.  Al di là di questa applicazione fisica, il principio mi sembra applicabile anche alla dimensione spirituale: abbiamo bisogno di applicare un filtro alla realtà, uno schermo che elimini le distrazioni e i disturbi della vita quotidiana, per poter focalizzare la relazione con Dio. Abbiamo bisogno di spazi di silenzio, di uno sforzo per distaccarci dai problemi contingenti, dall'ansia per la salute, il lavoro, i soldi, il disagio relazionale. Dobbiamo riuscire a filtrare la realtà dalla paura. Dal minuscolo foro immaginario dobbiamo poter scorgere solo il momento presente, cioè il momento in cui proviamo a fare l'esercizio, quei minu

Dopo gli esercizi

"Se uno sa procedere secondo la guida interiore, evitando di valutare le cose secondo i criteri del mondo, non si perde nel ricercare il luogo adatto o nell’attendere il tempo opportuno per dedicarsi ad esercizi di devozione." (Imitazione di Cristo, libro II cap. 1) Ecco, sono stato così appagato dall'esperienza degli esercizi in Val di Susa, che potrei essere tentato di limitare a quel contesto di condizioni favorevoli la coltura della mia spiritualità. E invece no: quello è stato bellissimo, ma Dio mi trova anche nel rumore della vita quotidiana. La vita risuona di mille distrazioni, ma la mente può innalzarsi a Lui secondo volontà. A volte si è così disturbati che non si riesce neanche ad assemblare una preghiera vocale coerente, a volte si è preda dell'ansia, ma da dentro si riesce a gridare "vieni Signore!". E quando si agitano i fantasmi delle nostre paure, possiamo lasciar cadere le armi delle nostre difese, e riposare nell'abbandono gridando nel

Siete voi

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Ancora dal mio ritiro. Dopo la staffetta di adorazione notturna io sono alle lacrime. Non è tristezza in alcun modo, anche se so che nel mondo c'è molto per cui piangere. È viva commozione per il miracolo che ho visto e che si ripete ogni anno davanti ai miei occhi stupiti. Ogni anno uguale ma diverso, perchè io non sono sempre lo stesso, e anche i partecipanti al ritiro cambiano. Siete voi, ragazzi ventenni, che nel silenzio pregate e vi inginocchiate, e sorridete, e vi incantate davanti all'esposizione dell'Eucarestia senza badare all'orologio, che mi commuovete. Voi siete il miracolo vivente della presenza di Dio. Nel silenzio e nel deserto rifulge la vostra fede vissuta. Ognuno di voi mi stupisce per l'opera di Dio in voi. Non mi sembra di aver visto niente di più bello nella vita. Siete voi il dono di Dio al mondo. Qui, nell'assenza del rumore del mondo, siete come diamanti unici,  ognuno tagliato in modo originale.

La teologia del piacere

Anche quest'anno ho ricevuto il dono di Dio degli esercizi spirituali con il Movimento liturgico giovanile in Val di Susa.  Come sempre, non trovo le parole per descrivere il piacere di questi giorni di silenzio nella calda cornice naturalistica delle nostre Alpi. Mi sento un po' come una monaca di clausura che debba spiegare alla gente del mondo che la sua scelta non è stata un'amputazione, ma la scoperta del luogo giusto dove stare bene. Chiaramente, non basta la montagna e non basta il silenzio. Il cocktail funziona solo con i giusti stimoli, ovvero momenti di preghiera condivisa, e per condivisione non intendo affatto il fatto di essere insieme e sincronizzare la voce, ma la forte sensazione di essere un team in comunione tra noi e con Dio. E poi, ci vuole un santo predicatore, che ti tocchi laddove sei più sensibile e hai bisogno di chiarimenti per la tua vita. Lui parla al gruppo e tu cogli veramente le cose di cui sentivi bisogno, e ti guardi intorno stupito, chieden

Il rapporto con il Male

Il Male esiste. Innanzitutto dentro di noi. Sono attorniato da molte persone che mi sollecitano a provvedere ai problemi di ogni giorno, o almeno a condividere con loro la censura per i problemi che non possiamo risolvere. Sembra  che non ci sia altro argomento che il Male, il lato oscuro di ogni persona, di ogni situazione, di ogni cosa materiale. Sul lavoro, poi, è terribile: guarda quello là che cretino, quell'altro è un bastardo, non funziona niente, i muri crollano, i sistemi informatici impazziscono, tutto scende verso un peggioramento che sembra ineluttabile da quando abbiamo memoria. Siamo spaventati dai fatti di cronaca, dalle guerre, dal terrorismo, dalla corruzione. E tutti non sembrano voler parlar d'altro, di quello che non funziona. I mass media, poi, seguono il corso dell'interesse maggioritario, e amplificano sui giornali e i telegiornali ogni scandalo e delitto con approfondimenti morbosi. Ecco quindi che rimaniamo contagiati da queste percezioni