Alle radici dell'Amore


Noi siamo affascinati e condizionati dalla retorica sentimentale celebrata in tanti film e canzonette, ma con quella nozione di "amore" molte coppie non sono in grado di gestire legami a lungo termine, come testimoniano le statistiche sulla durata dei vincoli coniugali nel mondo occidentale. Sembra invece che gli orientali  riescano ad avere una maggiore stabilità, pur trattandosi in molti casi di  matrimoni combinati dalle famiglie; e questo non testimonia la capacità delle famiglie nel trovare il partner più adatto, ma piuttosto il fatto che due persone che fanno uno sforzo per amarsi - indotto dal condizionamento culturale - normalmente ci riescono.

Vorrei quindi promuovere l'idea che l'amore è prima di tutto l'espressione della volontà, piuttosto che un sentimento spontaneo.

Il primo sentimento spontaneo che proviamo è l'amore per la mamma; ebbene nella normale mentalità del bambino, si tratta di un attaccamento utilitaristico, funzionale, egoistico, perché la mamma gli serve, gli è indispensabile alla propria sopravvivenza.

Il sentimento spontaneo protagonista della nostra maturazione adolescenziale è l'attrazione per l'altro sesso. Sto parlando dei cd. colpi di fulmine e infatuazioni; ebbene provando tali turbamenti emotivi di nuovo non abbiamo affatto a cuore il destino del nostro oggetto del desiderio, ma siamo preda di una compulsione, un istinto sessuale.

Persino il sentimento affettivo che proviamo per il nostro coniuge può diventare grettamente strumentale se il rapporto si riduce agli aspetti pratici in cui si agevola la convivenza - come una moglie che mi sta bene finché lava, stira, cucina e pulisce la casa, e mi accompagna servendomi anche nelle trasferte vacanziere, e non rompe, ma mi ascolta quando ho voglia di parlare, e mi lascia il telecomando della tv, è sempre disponibile ai rapporti sessuali, e mi fa fare bella figura con gli amico: un'ottima moglie, ma poco di più che un elettrodomestico.

L'amore per il coniuge diventa autentico quando sono disposto a donarmi a lui senza condizioni, senza aspettare contropartite, senza attendermi soddisfazione; quando sono disposto a stargli vicino nelle prove della vita, nella malattia, nella depressione, nel momento di rabbia. Quando ci sono pochi soldi, quando la bellezza è sfiorita. Un autentico amore coniugale non si esprime nella soddisfazione, ma nel sacrificio. E in una serie di sì, come si fosse tutte le mattine all'altare, senza soluzione di continuità.


L'amore per un figlio è autentico se rinuncio a fare di lui lo strumento delle mie ambizioni, delle aspirazioni. Un figlio non è funzionale alle soddisfazioni che ci da. Eppure quanti padri sento valutare il rendimento di un figlio nella scuola e nello sport come se fossero dei motori da competizione! Il figlio è un mondo a sè, diverso da noi, e non va assimilato a quello che siamo noi. Va rispettato, anche nell'educazione. E' troppo facile dire sempre di sì ad ogni sua richiesta; questo non è educare. Per orientare un bambino all'evoluzione della personalità occorre fare il sacrificio di abituarlo ai no della vita, a sopportare la sofferenza che è insita nella vita, a compiere scelte consapevoli. Non è facile: l'amore non è mai facile.


L'amore per gli amici è autentico quando non usiamo le persone solo per la nostra soddisfazione, o per una mera comunanza di interessi, ma quando ci prendiamo la responsabilità del rapporto, quando ci carichiamo delle fatiche dell'altro, e siamo disponibili a partecipare ai suoi problemi.




Volere il bene del nostro prossimo vale la pena perché è il miglior modo possibile di vivere la vita; solo scegliendo di affrontare la fatica di vivere in questa dimensione altruistica, si riescono a vedere in modo costruttivo e positivo le situazioni quotidiane. Questo atteggiamento mentale e relazionale è il presupposto dell'evoluzione sociale. Non è una questione religiosa o morale, da lasciare alle determinazioni e/o attitudini individuali; invece è un metodo pratico che unisce la salute mentale individuale con benefici collettivi, che dovrebbe essere punto di partenza di ogni tipo di educazione, da quella familiare a quella scolastica.
Aprirsi al bisogno della persona che incontriamo oggi, per contribuire alla costruzione del mondo di domani.




Anche l'amore per Dio dovrebbe essere l'espressione della volontà di aprirsi ad un rapporto con una persona che non si vede, ma alla cui esistenza si vuole credere. Tuttavia quello che piace credere non è quello che è vero. Non possiamo farci un Dio a nostro consumo. Un Dio che approvi incondizionatamente le nostre tendenze sbagliate. Un Dio che facciamo parlare come un burattino. Se un Dio esiste, è quello che è, non la proiezione del nostro bisogno. E quindi amarlo vuol dire fare lo sforzo di cercarlo. Nella S. Scrittura, nella comunità dei credenti. Anche se quello che ci viene detto non ci piace. Lo so, è frustrante vedersi inadeguati alla proposta di Cristo. Con le nostre forze non ce la possiamo fare, e dobbiamo raccogliere le energie durante la meditazione e la preghiera. Non ci sono scorciatoie. L'amore per Dio è forse tra i più difficili. La tentazione è sempre quella di rimanere in superficie: una preghierina tirata via, una messa frettolosa, e ci sentiamo con la coscienza a posto. Ma la Fede è altro, e richiede una volontà eroica.


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