Assunzione


Oggi è Ferragosto, ovvero la festività istituita da Ottaviano Augusto nel l’anno 18 a.C. per formalizzare il riposo degli agricoltori dopo i raccolti estivi, ovvero le "feriae Augusti"; nel ciclo liturgico cattolico, a questa festività è stata abbinata la festa dell’Assunzione, che a chi si ferma a pensarci un attimo pone un pò di problemi, e di questi vorrei trattare, visto che le omelie che ho sentito in tale ricorrenza tendono a definire artificiosamente la questione come se fosse del tutto pacifica. Sono infatti dell’opinione che per rafforzare la nostra Fede i problemi vadano discussi apertamente.

In realtà parte di questi sono correlati all'inquadramento dell’intero culto mariano nella storia della Chiesa: un culto antico, ma disomogeneo nelle comunità primitive, se è vero che era testimoniato più a Roma che altrove. Un culto sulla cui definizione si è dibattuto nei primi concili, tra cui il Concilio di Efeso del 431 che l’ha riconosciuta quale “Madre di Dio” e quello di Costantinopoli del 553 che ne sancì la verginità perpetua.

Quanto al mistero dell’Assunzione, la fonte più antica sarebbe lo scritto apocrifo “Transito della Beata Maria Vergine” attribuito addirittura al buon Giuseppe d’Arimatea, contemporaneo di Gesù, citato nei vangeli, specie in Giovanni.  Dico “sarebbe” perché tale testo – in cui Maria muore, e viene assunta  prima nell’anima e mentre la portavano al sepolcro pure nel corpo – sembra più simile al ciclo del Santo Graal che alle frammentarie fonti primitive. I primi autori a trattare la teoria dell’Assunzione sono tutti del 4° secolo. Nell’8° secolo Giovanni Damasceno nel De Fide Orthodoxa  ne tratta diffusamente, lanciandosi, nell’entusiasmo, a sostenere la verginità della stessa madre di Maria, Anna.

Insomma, si pone un problema di autenticità, visto che invece gli scritti più antichi della cristianità, ovvero in primis le lettere degli apostoli e le successive redazioni dei vangeli, non riportano assolutamente nulla del culto dovuto a Maria, e tutto si è intrecciato nella Tradizione e nella prassi dei secoli successivi, in un modo di fare teologia in modo apologetico molto distante dal metodo e dalla cultura contemporanea.

Cosa che ha portato le chiese protestanti, più legate allo spirito culturale moderno, a ridimensionare tali visioni tradizionali.

Com’è noto, il dogma è recentissimo (1950) e nasce in un ciclo storico avviato dalla dichiarazione del dogma dell’Immacolata Concezione (1854) in cui i pontefici hanno tenuto particolarmente a sottolineare il ruolo mariano, e durante il quale si è assistito ad un vero moltiplicarsi di apparizioni mariane, in una dozzina di luoghi diversi tra cui quelle più famose di Lourdes (1858) e Fatima  (1917). Siccome tali dichiarazioni dogmatiche sono state tautologicamente autenticate negli stessi anni (1870) dall'enunciazione dell’infallibilità papale, è chiaro che sarebbe importante capire cosa travagliava la Chiesa e il papato in tali anni, così da portare ad enunciazioni che non erano sembrate necessarie alla direzione della Chiesa nei due millenni precedenti.

Dal punto di vista storico, è stato un tempo di transizione importante, in cui il papato è stato costretto a spogliarsi del potere secolare, e a rileggere il proprio ruolo in una chiave spirituale, universale ed ecumenica, e che ha portato alla nuova prassi dei viaggi apostolici in tutto il mondo, inaugurato da Paolo VI e perseguito eroicamente da Giovanni Paolo II.  E da tale ciclo, il culto della Madonna è stato rivalutato come mai precedentemente, tanto che ho l’impressione che la maggior parte delle preghiere delle comunità cattoliche attuali siano rivolte a Maria.

La qual cosa ci allontana ulteriormente dai protestanti, ma non per questo la riteniamo contrastante con la prescrizione di Cristo di seguire Lui come unica Via per arrivare a Dio, e rivolgere solo a quest’ultimo la ns. preghiera. Il fatto è che nella Madonna noi preghiamo la ns. percezione della sensibilità materna di Dio. Non è teologicamente necessario, d’accordo, ma se aiuta le persone a vivere la propria adesione a Cristo, è sicuramente un bene.

Quello che conta non è la struttura dogmatica della Chiesa cattolica così come risulta attualmente sulla base delle deliberazioni a maggioranza dei vescovi in Concilio o dalle enunciazioni papali; la portata fondamentale della Buona Novella di Gesù non è che ci si salverà sulla base del corretto inquadramento teologico, ma sulla base della Fede personale in Dio. E la misura della Fede è l’amore che il cristiano persegue nella propria vita nei confronti di Dio e del Prossimo; un amore che costa sacrifici pratici e non è meramente sentimentale, e neppure è l’espressione di un’adesione meramente teorica alle Verità Rivelate. Chi crede in Dio e non vive nell’amore è simile al diavolo; pure questo sa benissimo chi è Dio, ma lo combatte. Così nella storia antica e recente tanti potenti si sono fatti scudo della cristianità per compiere ogni genere di stragi e nefandezze.  E così pure molti stimati ecclesiastici. A cosa ha giovato a costoro professare l’ortodossia teologica, la verginità della Madonna, la sua concezione senza peccato originale, la sua assunzione in cielo, se pure perseguivano il loro vizio e la loro fame di potere?

Se è vero che la priorità primaria di ogni fedele è vivere con Fede e nell’amore, corollario di tale atteggiamento costruttivo è l’accettazione del mandato apostolico così come viene enunciato da Cristo in Luca 10,16 “Chi ascolta voi, ascolta me”.  Giova ricordare a tale proposito i seguenti articoli del Catechismo della Chiesa Cattolica:
“88. Il Magistero della Chiesa si avvale in pienezza dell'autorità che gli viene da Cristo quando definisce qualche dogma, cioè quando, in una forma che obbliga il popolo cristiano ad un'irrevocabile adesione di fede, propone verità contenute nella Rivelazione divina, o anche quando propone in modo definitivo verità che hanno con quelle una necessaria connessione.    89. Tra i dogmi e la nostra vita spirituale c'è un legame organico. I dogmi sono luci sul cammino della nostra fede, lo rischiarano e lo rendono sicuro. Inversamente, se la nostra vita è retta, la nostra intelligenza e il nostro cuore saranno aperti ad accogliere la luce dei dogmi della fede [Cf ⇒ Gv 8,31-32 ].”

Un conto è compiere una ricognizione razionale della storia della Chiesa, rilevando apertamente ogni  incongruenza, un altro è sulla base di ragionamenti personali prendere le distanze dal Magistero della Chiesa, il quale è stato voluto dallo stesso Cristo.

Ogni separatismo che si è verificato nella storia della Chiesa, dallo scisma d’oriente a tutte le ramificazioni conseguenti alla riforma luterana, non può essere conforme al volere di Dio. E’ il demonio che istiga la divisione. La Chiesa cattolica non è una delle chiese cristiane, è la radice e la madre di tutta la comunità cristiana. Una realtà che da sempre è afflitta dal peccato e dai tradimenti fin dai primordi, fin dal tradimento di Pietro prima che il gallo cantasse tre volte. E che pure è stata scelta da Cristo come elemento di diffusione e di organizzazione dei fedeli nei secoli.  Chi è così orgoglioso da contestare tale scelta?

Seguiamo l’esempio di Francesco di Assisi, e viviamo con impegno e sforzo la ns. Fede nella realtà quotidiana al di là di ogni scandalo ecclesiastico e di ogni riserva razionale, accettando per fede tutti i misteri teologici proposti dalla Chiesa.
Con umiltà, pensando all’essenziale della chiamata di Dio per ognuno di noi. 
Non serve capire ogni cosa, serve solo caricarsi della Croce di Cristo e camminare nelle Sue Vie.

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