Le ragioni del successo del cristianesimo: una proposta interpretativa



Ho avuto modo di recente di dedicare qualche tempo alla riflessione sul Mistero dell’Incarnazione.  

Non sono uno storico né un teologo, e mi sono limitato ad elaborare le informazioni di quarant’anni di catechesi cattolica.

Ho ripensato a questa vicenda misteriosa di un bambino straordinario che è capace di tener testa ai dottori del tempio, nato in una famiglia caratterizzata dallo strano rapporto tra i genitori,  il quale a trent’anni decide di smettere di fare l’artigiano e va dal cugino Giovanni per farsi riconoscere come agente speciale per conto di Dio; raccoglie un gruppetto disomogeneo di discepoli, e si mette a predicare una nuova prospettiva escatologica per l’umanità intera. Dopo aver turbato gli animi dei palestinesi contemporanei, a furor di popolo viene ucciso. Il corpo sparisce dalla tomba, e i suoi seguaci vengono marginalizzati dalla comunità ebraica.

Letta così sinteticamente e cinicamente la vicenda più nota del mondo, è veramente strabiliante che la cosa abbia attecchito.  Alla morte del Nazareno, non ce n’erano assolutamente le condizioni: lui morto, non aveva lasciato neanche un lascito scritto, i discepoli spersi e disperati, il popolo di Gerusalemme che in Lui non aveva riconosciuto il Messia, e manco una tomba da venerare. Oggettivamente, così come l’aveva impostata Lui, non poteva funzionare.

Quello che storicamente ha cambiato il destino di questa vicenda che poteva essere solo sterilmente esemplare e commuovente,  è l’azione di Cristo DOPO la morte.

Se Lui non si fosse dato da fare per aprire il proprio messaggio ad una nuova intelligibilità, quei seguaci confusi che aveva raccolto non avrebbero combinato nulla: bisognava che comprendessero la straordinarietà della portata della Resurrezione  per il destino dell’umanità. In questo senso vanno lette le vicende dell’incredulità di Tommaso e i pasti consumati insieme ai discepoli dopo la morte. Sembrano aneddoti, ma sono cruciali.

Ma non poteva bastare questo: anche dei seguaci finalmente in grado di capire la prospettiva del messaggio, la cd. Buona Novella, non sarebbero riusciti a combinare un granché con le proprie forze. Troppo pavidi e troppo pochi, e senza la capacità e l’esperienza di svolgere l’attività di diffusione necessaria.  Prendiamo ad esempio Pietro il pescatore: se fosse per lui, la comunità sarebbe rimasta a Gerusalemme e ristretta ai soli circoncisi. Così non poteva funzionare.

Sicché il Risorto ha dovuto metterci mano pesantemente, e dotare gli apostoli di tutti i cd. Doni dello Spirito Santo, e questo come si sa è avvenuto nella Pentecoste. Secondo gli Atti degli Apostoli, questi cominciarono finalmente a tirare fuori il coraggio di manifestare la propria Fede nelle Sinagoghe, e a fare miracoli, a parlare tutte le le lingue etc.

Ma non bastava. Questi seguaci non avevano comunque la cultura di aprire la prospettiva salvifica che gli era stata annunciata. Serviva un pezzo da 90. Ed è proprio il Risorto che se lo va a prendere, e di violenza. Va a prendere la persona più improbabile del mondo, uno degli ebrei che stavano guidando la reazione degli ebrei ortodossi contro i nuovi eretici, ovvero contro i seguaci di Cristo. Un uomo acculturato, ma della parte nemica, Saulo di Tarso. Ed è lui a correggere il tiro della comunità di Gerusalemme, e a lanciarsi in quell’opera di viaggi apostolici che viene oggi continuata dai papi contemporanei. Ed è lui a scrivere nero su bianco la spiegazione teologica della venuta e della morte e Resurrezione di Cristo. Quelle lettere oggi sono il tesoro più prezioso della tradizione cristiana, e senza di quelle, la confusione teologica avrebbe fatto fallire la diffusione del messaggio evangelico.

Il  Risorto deve anche provvedere ad includere sua Madre nel progetto, cosa che prima Egli (e pure Lei) non sembrava neanche immaginare. Così quella donna che lui sembrava tagliare in ogni occasione fin da bambino, ora viene rivestita di un ruolo cruciale, che passa anche dal fatto che abbia beneficato della discesa dello Spirito di Dio nella Pentecoste.  In 2000 anni di storia della Chiesa, il culto alla Madonna ha consentito ai fedeli di esprimere l’amore verso il lato materno di Dio, ben diverso dall’immagine virile del Creatore biblico. Una mossa vincente, e cruciale per il successo del progetto.

Ancora: senza l’intervento divino, i detti e gli aneddoti della vita di Cristo sarebbero andati persi nella completa frammentazione delle fonti, e nella tradizione orale. Quell’esigenza documentale che il Cristo mortale non sembra mai aver considerato, doveva essere assolta con la redazione dei cd. Evangeli. Anche qui l’importanza storica del ruolo di una redazione biografica plausibile e concorde, è evidentissima.

Insomma, senza l’azione di Cristo post mortem, non poteva funzionare. L’ipotesi monofisita di un Gesù solo uomo non può funzionare, perché occorreva una certa consapevolezza superumana della propria missione per compiere certi atti miracolosi e rivoluzionari come l’Ultima Cena; anche considerarlo come divinità pura e semplice non quadra con il fatto che prima della morte in Croce sembravano sfuggirgli un sacco di particolari sull’organizzazione del progetto salvifico e sulla cd. Fine del mondo, e che, come l’aveva impostata Lui, non poteva avere seguito.  

La mia ipotesi e proposta interpretativa è pertanto questa: il successo della vicenda storica del cristianesimo si deve ad interventi straordinari successivi e conseguenti alla Resurrezione, possibili solo grazie al fatto che il Risorto si sia unito alla piena Onniscienza del Padre.

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