Il bello dell'imperfezione


Uno dei maggiori stimoli per chi cerca Dio nella sua vita è la coscienza della propria imperfezione... e parlo per esperienza diretta! ;-)

Lo so, è paradossale, che dal male possa venire il bene, ma è così. Solo chi è insoddisfatto di sé stesso, chi ha la consapevolezza di dover evolvere in qualche modo, si può porre degli obiettivi di perfezionamento.

Gesù ci ha insegnato di non demoralizzarci di fronte al nostro peccato, e a non demordere dallo sforzo verso Dio.

Perché lo stimolo funzioni bene, dobbiamo avere una coscienza sveglia, e la serenità che ci dà la vicinanza con Dio.

Per svegliare la nostra coscienza come si fa? Bisogna pensare in maniera anticonvenzionale: ad esempio, partiamo dal concetto che siamo di Dio, completamente. Ogni attimo di questa nostra vita è di Dio. Da questa prospettiva è facile mettere in discussione il nostro tran tran quotidiano. 

Voglio fare un esempio provocatorio: i cattolici di solito non hanno problemi ad accettare  la posizione morale della Chiesa sulla masturbazione, definita come atto di espressione di una sessualità egoistica. Però nessuno si sente particolarmente in colpa a passare ore davanti ad un televisore o a giocare con la playstation, giusto? E non è l'espressione di un edonismo egoistico pure questo? E perché questo sarebbe meno moralmente discutibile dell'altro? Magari perché ci fa comodo pensarlo...

Uno dei meccanismi più noti dell'intorpidimento della coscienza è pensare che è normale. 
E' normale farmi i fatti miei, coccolarmi con qualche piacere più o meno costoso, etc. 
Avete mai parlato con un ladro? O con un evasore fiscale? Vi dirà che lo fanno tutti, che è normale!

Bisogna pensare all'uso del nostro tempo, e alle cose concrete che si possono fare, mica filosofeggiare dei massimi sistemi. 
Il tempo dedicato a chi soffre, a chi ha bisogno di noi. 

E bisogna pensare a far benzina... in senso spirituale! Nessuno riesce a vivere la propria scelta di fede senza raccogliere le energie spirituali nel momento del ritiro quotidiano della preghiera. Non dobbiamo andare a messa per dovere verso Dio, Lui non ne ha bisogno. Siamo noi che abbiamo bisogno di nutrirci e sostenerci con la Sua presenza sacramentale. E' vero: non sempre ne sentiamo il bisogno, la fame. Chiaro sintomo di una spiritualità intorpidita.

C'è un chiaro indicatore che la nostra coscienza spirituale sia sveglia: se percepiamo il gap tra quello che vorremmo essere e quello che siamo. 

E questa sensazione di inadeguatezza è lo stimolo per percorrere la via di Cristo, la via stretta. 
La via della croce, del sacrificio, della sofferenza quotidiana. 
Sì, proprio così, non sono rose e fiori.

Ma una via da percorrere mano nella mano con Lui.
Nessuno ci può guidare meglio, con mano sicura. Con Lui siamo tranquilli. 
Nulla ci preoccupa. Sappiamo dove vogliamo andare e come andarci. 
Dov'è la paura? Dov'è la tristezza? Dov'è l'infelicità? 

Post popolari in questo blog

Le piaghe della Chiesa

Manuale dello sposo cristiano - cap. 1

La liturgia del mio matrimonio