Alla Messa di Natale




Il Catechismo della Chiesa Cattolica prevede all'art. 1417: "La Chiesa raccomanda vivamente ai fedeli di ricevere la santa Comunione quando partecipano alla celebrazione dell'Eucaristia; ne fa loro obbligo almeno una volta all'anno."

E il diritto canonico dispone: "Can. 920 - §1. Ogni fedele, dopo che è stato iniziato alla santissima Eucaristia, è tenuto all'obbligo di ricevere almeno una volta all'anno la sacra comunione. §2. Questo precetto deve essere adempiuto durante il tempo pasquale, a meno che per una giusta causa non venga compiuto in altro tempo entro l'anno."

Cosicché molte persone che non frequentano le parrocchie durante l'anno colgono l'occasione a Natale e a Pasqua, tanto per non sbagliare, di riempire le chiese e assistere allo spettacolo liturgico, magari con un occhio all'orologio.

A tutti costoro vorrei dire: non serve.

Se esiste un Dio, e se questo Dio assomiglia almeno un poco al Padre a cui si riferiva duemila anni fa Gesù Cristo, Egli non apprezza affatto chi adempie solo formalmente agli obblighi religiosi.

Anzi Egli vomiterà (Apocalisse 3,16) coloro che fanno finta di amarlo, farisei e sepolcri imbiancati.

La Chiesa Cattolica nella sua storia ha strutturato una teologia, una liturgia, una ritualità, che non intendono sostituire affatto il nocciolo della proposta evangelica; se uno non coglie l'essenziale, la cornice non serve.


Proprio vero che quando il saggio indica la luna, lo sciocco guarda il dito.


L'essenziale è vivere momento per momento nell'amore di Dio, alla presenza di Dio. Non è affatto facile e costa molto sacrificio. Ma senza quello, nessuna ritualità può servire ad alcunché.

Dice Paolo nella prima lettera ai Corinzi capitolo 13: "Se anche parlassi le lingue degli uomini e degli angeli, ma non avessi l'amore, sono come un bronzo che risuona o un cembalo che tintinna. 2 E se avessi il dono della profezia e conoscessi tutti i misteri e tutta la scienza, e possedessi la pienezza della fede così da trasportare le montagne, ma non avessi l'amore, non sono nulla. 3 E se anche distribuissi tutte le mie sostanze e dessi il mio corpo per esser bruciato, ma non avessi l'amore, niente mi giova."

Quindi, se non abbiamo intenzione di liberarci dalla celebrazione consumistica e materiale del Natale per cogliere invece la venuta di Cristo nella nostra vita come una rivoluzione, una diversa prospettiva di vedere le cose, un diverso senso di esserci ora e di giungere alla salvezza dopo la morte, lasciamo pure perdere l'adempimento formale agli obblighi religiosi.

Non esiste una scelta di compromesso.

Non esiste un modo per fare i nostri comodi riempiendoci di pacchi natalizi, e poi anche fare i buoni cristiani, part-time.

C'è un solo modo di vivere il momento reale dell'adesso: nell'amore per Dio, per noi stessi e per il prossimo.

A volte mi sembra che persino la Chiesa si dimentichi di ricordarlo ai suoi fedeli, o presunti tali. 

Leggevo l'altro giorno con degli amici credenti un libretto proposto dalla Conferenza Episcopale Italiana, "La Sfida educativa". C'era un passo in cui veniva stigmatizzato l'atteggiamento di chi rinuncia ad indicare la verità per sedurre i propri interlocutori. Invece di e-ducere, cioè condurre per mano per far conoscere il vero, se-ducere ovvero compiacere. Molto centrato. 

Tanto più che il libretto dei vescovi italiani intendendo rivolgersi anche al mondo laico, riporta un'analisi sociologica molto condivisibile, ma nessun cenno all'esistenza di Dio. Quindi in tale libretto per l'appunto la stessa CEI sembra porsi l'obiettivo di se-ducere eventuali interlocutori non credenti, evitando accuratamente di menzionare il fenomeno religioso. Bravi, bell'esempio!

Come se fosse possibile parlare di educazione, di famiglia, di rapporti umani prescindendo dalla Verità, che è Cristo.

Come se fosse possibile restringere la presenza di Dio solo in una parte della nostra vita. 

Che è poi quello che intendono coloro che si ricordano dell'Eucarestia solo a Natale e Pasqua.

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