Neque me ipsum iudico



A me però, poco importa di venir giudicato da voi o da un consesso umano; anzi, io neppure giudico me stesso, perché anche se non sono consapevole di colpa alcuna non per questo sono giustificato. Il mio giudice è il Signore! Non vogliate perciò giudicare nulla prima del tempo, finché venga il Signore. Egli metterà in luce i segreti delle tenebre e manifesterà le intenzioni dei cuori; allora ciascuno avrà la sua lode da Dio.
(1Corinzi 4:3-5)

Molti cattolici che conosco non sembrano aver recepito la rivoluzionaria portata di questa teologia morale di Paolo.
E di conseguenza si trovano in grandi difficoltà a fare un esame di coscienza e ad avvicinarsi al confessionale.

In realtà il discorso di Paolo è piuttosto liberatorio, e di per sè elimina ogni senso di colpa nel cristiano.

Si parte da un detto evangelico famoso: NON GIUDICARE

Non giudicare perchè? Perchè solo Dio è giudice. Perchè solo Dio può penetrare la complessità dell'animo umano. Solo Dio ci conosce, come neanche noi stessi saremo mai in grado di conoscerci. Ci conosce più di nostra madre, più di nostro fratello, più del nostro amico più intimo, più del nostro confessore preferito. Ci conosce da prima del nostro concepimento biologico. Ci conosce nel nostro destino eterno.

Secondo step: la responsabilità umana. La responsabilità è proporzionale alla consapevolezza. Non saremo mai completamente consapevoli delle implicazioni delle nostre azioni, perchè solo Dio è onnisciente. Non saremo mai in grado di non fare errori. Siamo limitati. Non saremo neanche in grado di meritare la salvezza eterna. No, neanche facendo la vita virtuosa di tanti santi. Neanche seguendo l'esempio di Madre Teresa. Non c'è veramente niente che sia nella nostra capacità che ci possa far incontrare Dio. Per questo i cristiani non vanno in paradiso comportandosi bene, ma consegnando se stessi a Gesù. E' Lui che ci giustifica, che ci salva. Solo Lui, mai noi.

Terso step: la caduta quotidiana. Tutti noi sperimentiamo l'errore e il peccato quotidiano. Dice lo stesso Paolo: "Difatti non riesco nemmeno a capire quel che faccio: non faccio quel che voglio, ma quel che odio." (Rom 7,15). Allora, tranquilli! Siamo tutti peccatori! Chi però cerca l'amicizia di Dio momento per momento, e evita le tentazioni il più possibile, è giustificato da Cristo, ed è quindi - precariamente in questa vita - santo. Siamo pertanto santi peccatori. Non ci dobbiamo vergognare del nostro peccato, e cercare di nasconderci a Dio: ammettiamo il nostro errore, il nostro peccato. Con serenità, anzi con la gioia del figliol prodigo della parabola famosa. Perchè Dio ha sempre le braccia aperte per noi. Abbiamo fiducia nella Sua misericordia! Quante volte ci potrà perdonare? Sette? Settanta volte sette? 



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