La teologia del gatto


Tutte le mattine incontro dei gatti sulla passeggiata sul molo davanti a casa.
Dopo anni di confidenza, mi sono affezionato.
Gli porto del cibo, assecondandone i gusti (patè di pesce).
Ognuno di essi ha la sua personalità, ed un rapporto diverso con me.
C'è ci mi corre incontro, c'è chi mi si avvicina con prudenza, chi scappa.
C'è chi vuole solo cibo, c'è chi cerca tenerezza, una carezza, e chi vuole venire in braccio.

Una bella rappresentazione di una realtà anche umana.
Anche tra le persone che incontriamo, che chi mantiene le distanze, chi vuole solo qualcosa, e chi cerca qualcosa di più.

E giorno dopo giorno questo rapporto, in cui l'atteggiamento è più evidente, immediato e trasparente che tra gli umani, mi insegna una teologia molto interessante.

Anche nel nostro rapporto personale con Dio ci sono diversi atteggiamenti, diversi gradi di disponibilità.
Io vedo in me e in molti credenti l'atteggiamento di chi si accontenta del piccolo aiuto nei problemi quotidiani.
Niente di sbagliato ad affidarsi a Dio anche nelle piccole cose.
Ma Dio è lì che ci dice: guarda che posso darti di più!

Come quando io vedo che il gatto si accontenta di un solo boccone di cibo, quando potrebbe invece godere dei benefici di una relazione affettiva più intensa con me, che gli offro quotidianamente.

Dio di offre di più, molto di più.
Non dobbiamo accontentarci della frettolosa giaculatoria quotidiana.
Dobbiamo aprirci al mistero di un Dio che si dona in modo inimmaginabile.
A noi, anche adesso se lo vogliamo.

"Mostrami i prodigi del Tuo Amore."
(salmo 17)

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