Cari Padri Sinodali






Cari Padri Sinodali,

come altri laici, rivolgo a voi un appello, in occasione della riflessione che avete intrapreso sulla famiglia.

Voi sapete, e mi insegnate, che la famiglia è la prima Chiesa, la prima comunità di persone che condividono il percorso di Fede, rendendo presente Gesù.
Sul modello della Sacra Famiglia, ogni famiglia cristiana cammina verso Dio affrontando le traversie della vita, e compiendo scelte a volte dolorose.
Il matrimonio cristiano è la scelta della Croce. E non perchè porta sfortuna la celebrazione in Chiesa, ma perchè è la Croce il momento in cui Gesù ha portato all'estremo sacrificio il Suo Amore.
Quindi diciamo pure ai giovani che si vogliono sposare che il loro sarà un cammino irto di difficoltà, e che con l'aiuto di Gesù potranno prevalere su ogni ostacolo.
Quanto a quelli che si avvicinano alla Chiesa dal mondo, dalla convivenza, dall'esperienza di fallimenti precedenti, chiediamo loro una scelta netta di adesione alla comunità. Sia essa un'esperienza di parrocchia o di qualsiasi movimento religioso, la coppia deve realizzare la propria fecondità anche al di là dei figli biologici, nell'incontro con i fratelli nella Fede.
Non ci siano mezze misure, a Gesù non piacciono le maschere, i sepolcri imbiancati.
Se vogliono stare dentro alla Chiesa, devono frequentarla. Perchè siamo esseri materiali, che esprimono le proprie scelte consapevolmente anche sul piano materiale. Non servono supporter esterni.
Se invece la comunità, il percorso di Fede comune viene dopo gli impegni calcistici, gli hobbies, il cinema o qualsiasi altro totem sociale, ci facciano il favore di stare FUORI.
Non è neanche una questione di morale o di regole.
Vale sempre il detto di Agostino: "ama et fac quod vis".
Non per niente il catechismo degli adulti si intitola "La Verità vi farà liberi".
Perchè Paolo ci ha ammonito:
Ga. 5:1 "Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù."
Gal.5:13 "Perché, fratelli, voi siete stati chiamati a libertà; soltanto non fate della libertà un'occasione per vivere secondo la carne, ma per mezzo dell'amore servite gli uni agli altri."
Quindi liberi tutti, ma coerenti.
La libertà è la facoltà di scegliere la cosa giusta. E la cosa giusta è il comandamento nuovo: "Amatevi come io vi ho amato". E l'amore è una cosa che quando è vera diventa tangibile anche sul piano materiale. Non esiste l'amore astratto. Un conto è sognare, un conto è vivere.
Se non cerchi Dio nel sostegno sacramentale che solo la Chiesa può darti, fai il favore di non chiamarti cristiano.
Quindi cari Padri Sinodali, siate aperti ad accogliere nella comunità ogni peccatore, ma fermi nel richiedere l'impegno: o fuori o dentro. 

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