Il purgatorio non è per noi.


Una sorella nella fede in un recente incontro comunitario ha fatto la seguente riflessione: 
chi va in purgatorio deve affrontare una purificazione, ma sa di essere salvo e di incontrare Dio sicuramente. Io mi sentirei fortunata già di arrivare lì. Se mi dicessero di firmare per accontentarmi di andare in purgatorio lo farei di certo, almeno avrei la garanzia dì essere salva.

Io ho subito pensato che questo ragionamento fosse simile a quello di chi si accontenta della mediocrità, come se l'arciere mirasse ai bordi del bersaglio e non al centro.

Cosa sappiamo del purgatorio?
Suor Faustina Kowalska nel 1925 ne scriveva così:
Vidi l'Angelo Custode, che mi ordinò di seguirlo. In un momento mi trovai in un luogo nebbioso, invaso dal fuoco e, in esso, una folla enorme di anime sofferenti. Queste anime pregano con grande fervore, ma senza efficacia per se stesse: soltanto noi le possiamo aiutare. Le fiamme che bruciavano loro, non mi toccavano. Il mio Angelo Custode non mi abbandonò un solo istante. E chiesi a quelle anime quale fosse il loro maggior tormento. Ed unanimemente mi risposero che il loro maggior tormento è l'ardente desiderio di Dio. Scorsi la Madonna che visitava le anime del purgatorio. Le anime chiamano Maria « Stella del Mare ». Ella reca loro refrigerio. Avrei voluto parlare più a lungo con loro, ma il mio Angelo Custode mi fece cenno d'uscire. Ed uscimmo dalla porta di quella prigione di dolore. Udii nel mio intimo una voce che disse: « La Mia Misericordia non vuole questo, ma lo esige la giustizia». Da allora sono in rapporti più stretti con le anime sofferenti del purgatorio.

Il purgatorio è una dimensione di purificazione per chi non può ancora sopportare l'incontro diretto con Dio. È per chi non è riuscito ad essere pronto all'incontro con Lui. Detto così, chi potrebbe evitarlo, anche tra i più religiosi? 

Tuttavia la buona novella di Gesù - quale troviamo nei Vangeli, nelle Lettere apostoliche e nella tradizione della Chiesa - non ci indirizza al purgatorio, ma alla vita eterna in Dio. Una ragione c'è. Il paradiso non è per chi si è reso perfetto per i propri meriti, ma per chi si è lasciato giustificare integralmente dall'amore di Gesù. Nessuno potrebbe incontrare Dio per la propria perfezione, ma questo è il miracolo della Sua Misericordia.

Del resto il Regno di Dio si realizza in ogni relazione di amore, e in ogni relazione amorosa le persone non mirano a contenere i conflitti ma a realizzare una piena armonia. L'obiettivo è sempre quello, la felicità di una relazione armonica. Se poi non ci si riesce sempre, pazienza, ma nessuno mira ad una relazione solo sufficientemente soddisfacente. Vero? Perché con Dio dovrebbe essere diverso?

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