Il tempo della vita



L’ora della morte non ha importanza. Ciò che ha importanza è compiere la nostra missione.
(Carlo Carretto, Beata te che hai creduto)

La percezione comune ė che la durata della vita sia governata da un destino ineluttabile. C'è chi muore dopo pochi momenti di vita, e chi campa cent'anni. Senza alcun merito. E nessuno ci capisce il senso, la ragione. Solo, reputiamo fortunati coloro che riescono a campare più a lungo, senza neanche soffermarci a valutare se sia più importante la qualità rispetto alla qualità.
Non è più di moda il detto "meglio un giorno da leone...", ma piuttosto siamo inclini a valutare una buona vita quella piena di soddisfazioni materiali, di realizzazione familiare e professionale.

Questo può essere plausibile da un punto di vista totalmente materialista, mentre insidia e tenta la percezione anche di coloro che credono ad un senso religioso della vita.
Si impone una scelta di campo e di coerenza, non è ammissibile adottare un senso comune contrario alla propria scelta di fede.
Se vogliamo chiamarci cristiani, dobbiamo ricordarci che il tempo della vita non conta, conta solo lo stato di grazia. Non il numero dei figli e dei nipoti, non la posizione sociale, non i beni materiali. 

Non sono disgraziati coloro che muoiono prima dei 10 anni, o prima dei 20, o prima dei 50. Sono disgraziati coloro che hanno rifiutato la salvezza di Cristo, e se ne sono allontanati per l'eternità.
Coloro che hanno rifiutato la proposta di fede, o che l'hanno vissuta solo superficialmente. Sepolcri imbiancati. Guai a loro! Piangiamoli incessantemente, e preghiamo la Divina Misericordia.

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