Corollario


16 Ed ecco un tale gli si avvicinò e gli disse: «Maestro, che cosa devo fare di buono per ottenere la vita eterna?». 17 Egli rispose: «Perché mi interroghi su ciò che è buono? Uno solo è buono. Se vuoi entrare nella vita, osserva i comandamenti». 18 Ed egli chiese: «Quali?». Gesù rispose: «Non uccidere, non commettere adulterio, non rubare, non testimoniare il falso, 19 onora il padre e la madre, ama il prossimo tuo come te stesso». 20 Il giovane gli disse: «Ho sempre osservato tutte queste cose; che mi manca ancora?». 21 Gli disse Gesù: «Se vuoi essere perfetto, va', vendi quello che possiedi, dallo ai poveri e avrai un tesoro nel cielo; poi vieni e seguimi». 22 Udito questo, il giovane se ne andò triste; poiché aveva molte ricchezze.
(Mt 19)

Il maestro aveva citato Aristotele: «Nella ricerca della verità sembrerebbe meglio e in effetti necessario rinunciare a ciò che ci è più caro». Più tardi un discepolo gli disse: «Sono pronto, nella ricerca di Dio, a rinunciare a tutto: ricchezza amici, famiglia, patria, la vita stessa. A cos'altro può rinunciare una persona?». Il maestro rispose quietamente: «Alle proprie convinzioni circa Dio». Il discepolo se ne andò rattristato perché era attaccato alle sue convinzioni. Temeva l'«ignoranza» più della morte.
(A. De Mello, Un minuto di saggezza)

Ho citato questi brani per evidenziare un collegamento importante: l'attaccamento ė il principale ostacolo ad una relazione autentica con la realtà e con Dio. Se le cose, le persone, le nostre stesse idee e pregiudizi diventano un idolo, si genera una deformazione della prospettiva che ci allontana dalla vita reale. 

Se potessimo smettere l'inseguimento della soddisfazione materiale potremmo godere della bellezza della realtà. 

Se potessimo vedere senza il filtro dell'idea che abbiamo di noi stessi e del mondo, se fossimo come bambini, con una verginità e purezza che è propria di chi riesce a vivere nel momento presente, saremmo veramente illuminati dalla presenza di Dio nel mondo e negli altri.

Invece siamo pieni di opinioni sul mondo e la politica, e i nostri occhi sono impegnati costantemente nella ricerca di ciò che è male e ciò che non funziona.

L'attività  di giudicare e condannare il male ci impegna tanto che ci acceca rispetto al bene.
E questo ci impedisce di conquistare la felicità che viene dalla gioia di vivere in un mondo pieno di Dio.


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