Esercizi


Gli esercizi spirituali che il Movimento Liturgico Giovanile di Genova programma annualmente per tre soli giorni alla fine di luglio sono caratterizzati dal rispetto del silenzio monastico, e dall'alternanza di momenti di preghiera comunitaria e di meditazione personale.
Il tutto in un contesto logistico isolato dal traffico e dalla folla, munito di accessi a strade e sentieri non impegnativi, utili ad una meditazione itinerante nella natura.
Nonostante queste favorevoli premesse, il beneficio non è scontato: alcuni partecipanti, in tutte le edizioni che ho potuto frequentare, hanno lamentato di aver perso tempo non riuscendo ad entrare nello spirito della meditazione.
Il problema dell'inquinamento mentale da parte di tensioni emotive o sentimentali è reale per quasi tutti. Di solito però entro il secondo giorno di esercizi, la preghiera e la lettura della Parola riescono a farsi un poco di spazio nel vaso troppo pieno della nostra coscienza.
La maggior parte delle persone ha una motivazione forte per far rendere al massimo il tempo limitato degli esercizi, e la volontà aiuta laddove la cattiva abitudine mentale di non vivere il momento presente potrebbe compromettere tutto.
Ed è proprio questo elemento psicologico a costituire il fattore vincente dell'esperienza: riuscire ad isolare la propria coscienza dalle preoccupazioni per il passato e il futuro.
Un modo di essere che è utilissimo mantenere al rientro nella vita quotidiana.
E poi la preghiera, individuale e collettiva, con le diverse ricchezze: la bellezza dell'intonare in coro i salmi della liturgia delle ore, con melodie che ti accarezzano la mente per giorni; l'intensità del rapporto diretto con Dio nella meditazione e nei momenti di Adorazione Eucaristica.
Questa esperienza di preghiera passa dalla sensazione di estraneità del profano, alla curiosità dell'esordiente, alla soddisfazione del praticante, in un circolo vizioso i cui frutti possono essere coltivati al rientro a casa.
Altro elemento di valore è la relazione con gli altri partecipanti, che è obbligata nonostante il regime di silenzio claustrale, perché comunque insieme occorre prestare i servizi di supporto come le pulizie o l'assistenza alla mensa, e quindi occorre in qualche modo coordinarsi. Il percorso si fa in comunità, e non in modo eremitico, e questo aiuta a sentirsi Chiesa.
Non rileva il grado di conoscenza reciproca o il livello di amicizia: l'amore di Cristo non è quello amicale (cd. filìa) ma quello gratuito verso il prossimo indistinto (cd. agàpe). Pertanto guardare con fiducia e positività l'altro nel silenzio indirizza la relazione proprio verso l'unilateralità, proprio per l'assenza di un feedback verbale.
Non raramente, durante gli esercizi, il Signore ci ha parlato. Molti di noi hanno riferito di aver trovato nella meditazione l'indirizzo per il proprio cammino di vita.
Gli esercizi possono essere un dono prezioso per ogni cristiano, e dovrebbero essere proposti a molte più persone.


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